Benvenuti alla Baita La Morena!
Ancora sessant’anni fa, la montagna del lago era viva.
I contadini tenevano falciati i prati, puliti i boschi,
percorribili i sentieri. D’estate, con le loro bestie, si
trasferivano nei “casej”, piccoli alpeggi distribuiti
ad altezze diverse, sui pianori ombreggiati dai castagni.
Era la loro “vacanza”: di lavoro come il resto dell’anno.
Claudio Ortodoro, il Clay che conosco da quand’era
ragazzino, con la testa dura e geniale dei veri “laghee”
ha compiuto un piccolo miracolo, commovente nella
sua semplicità: ha fatto rivivere uno di questi “casej”
nel punto più selvatico della Zelima, la ripida costa
del monte tra Nesso e Lezzeno. Lasciata la macchina
in una piazzola, imboccate una mulattiera tra castagni
quercioli e allori, e dopo un quarto d’ora ecco una radura
con viti appena piantate; e l’orto; la stalla coi maiali
le mucche, le capre; il pollaio; la cascina; il gatto che si stira al sole sotto il portico; il profumo del fieno
falciato da poco; il Clay che vi accoglie col rastrello
in pugno, ma non per scacciarvi. Vi accompagna a un
tavolo sul terrazzo che guarda il lago, vi versa un
bicchiere di rosso, vi porta un salame e dei formaggi
che hanno il profumo e il sapore dell’infanzia
Mentre vi prepara una frittata con cipolle o la “polenta
voncia”, guardate il lago sotto di voi, che prende l’ombra
dei boschi, la montagna di Argegno, i battelli. A poco a
poco vi rendete conto che i rumori oggi consueti sono
spariti, o quasi. Niente motori, niente musiche urlate
niente TV. Eppure la strada è appena lì sotto, affondata
nel verde. Una gran pace. Ci si allarga il fiato si dice
da noi. Viene spontaneo, naturale, dire grazie.
Basilio Luoni